
Villa Belgiojoso, dimora nobiliare dal ‘700, vanta affreschi, biblioteca storica e un parco visitabile. Ospitò celebri figure storiche e artistiche.
L’area su cui sorge oggi Villa Belgiojoso Brivio Sforza risulta urbanizzata già nel 1300, ma è solo a metà del XVI secolo che si ha menzione di una dimora nobiliare di proprietà della famiglia Novati.
L’edificio entrò nei possedimenti dei Belgiojoso agli inizi del 1700, in seguito al matrimonio tra Antonio Belgiojoso e la contessa Barbara D’Adda. Con i nuovi proprietari iniziarono importanti ampliamenti del palazzo e del giardino.
Tra gli esponenti più noti della casata Belgiojoso che vissero nella dimora meratese, si ricordano Carlo (1695–1777), Berengario (1810–1867), Emilio (1800–1858) e la consorte Cristina Trivulzio (1808–1871), nobildonna e patriota del Risorgimento italiano.
Nel 1864, la villa passò alla nobile famiglia Trivulzio e oggi è di proprietà della famiglia Brivio-Sforza.
L’edificio, a pianta rettangolare, si distingue per un portico a sette fornici in facciata, in armonia con la simmetria dell’insieme architettonico, arricchito da sette finestre su ciascuno dei due piani superiori.
L’interno conserva sale ornate da stucchi e affreschi d’epoca, una biblioteca con arredi originali e codici manoscritti del XIII secolo.
Gli interventi architettonici più rilevanti si devono a celebri progettisti come Francesco Muttoni, Giuseppe Piermarini e Leopoldo Pollack, noti rispettivamente per opere come il Palazzo Monte di Pietà di Vicenza, il Teatro alla Scala e la Villa Reale di Milano.
A nord si estende parte del parco della villa, unico spazio oggi visitabile, con il celebre cannocchiale prospettico che termina nei pressi del cimitero con la cosiddetta statua dell’Ercole.
La villa, di grande richiamo artistico, accolse nei secoli personalità come l’Arciduca Carlo Francesco, l’Arciduchessa Sofia, il Granduca Leopoldo di Toscana, il Duca Francesco di Modena, il Viceré Raineri, il Re di Sardegna Carlo Emanuele III di Savoia, oltre a Massimo D’Azeglio, Gioachino Rossini, Giuseppe Garibaldi e Alessandro Manzoni.
Curiosa è la presenza di una decina di tavole con disegni dettagliati della villa e del suo maestoso giardino all’interno dell’opera “Ville di delizia” di Marcantonio dal Re, pubblicata nel 1726, che testimonia la grandezza e la ricchezza del luogo.
Informazioni utili
Via Roma, 23807 Merate (LC)